Palazzo Toscanelli
Palazzo Toscanelli è la sede principale dell’Archivio di Stato di Pisa.
La storia di Palazzo Toscanelli è strettamente connessa con la famiglia dei Lanfranchi. Nel 1506 uno dei membri della casata, Bartolomeo, aveva investito parte delle ricchezze provenienti dalla sua attività di mercante nell’acquisto di una dimora sul Lungarno di “Tramontana”, sulla riva destra del fiume, in una zona lontana da quella dove fino ad allora si trovavano le abitazioni dei Lanfranchi, nel quartiere di “Ponte”, non lontana da Piazza dei Miracoli. Alla fine del ‘400 e sino a tutto il secolo XVI i Lungarni furono considerati luoghi adatti a sede di palazzi di prestigio. Nel contempo molti edifici subirono ristrutturazioni che ne mutarono profondamente la fisionomia e da fortemente medievale, assunse un aspetto rinascimentale., influenzato dalla architettura dei palazzi fiorentini. E’ quanto accadde anche per il palazzo ora sede dell’Archivio. I Lanfranchi ricchi e titolari di incarichi pubblici importanti, nel ‘500 impegtnarono in più riprese ingenti somme di denaro in questo immobile, apportando radicali trasformazioni alla sua linea architettonica, creando una facciata principale volta verso il fiume, quella antica si trovava su via delle Belle Torri dove ancora si può vedere lo stemma Lanfranchi, un bellissimo giardino con fontane, limonaia e scuderie.
La dimora restò di loro proprietà per più di tre secoli, e a inizio Ottocento, vide accrescere la propria fama , grazie alla presenza di un ospite di eccezione Lord Gorge Gordon Byron. Nell’estate del 1821 la famiglia Lanfranchi aveva affittato il palazzo al famoso poeta inglese, che vi soggiornò per circa un anno e vi compose alcuni canti del Don Giovanni. La residenza era stata scelta da un altro poeta britannico altrettanto noto, Percy B. Shelley, che viveva a Pisa con la moglie Mary Wollstonecraft Godwin , la famosa autrice del Frankenstein, Shelley in una letteraall’amico parlava con entusiasmo di Palazzo Lanfranchi, che egli riteneva il più bel palazzo dei Lungarni di Pisa.
Pochi anni dopo la partenza di Byron nel 1827, Federico Lanfranchi Rossi vende il palazzo ad Antonio Toscanelli, membro di una famiglia di origine svizzera che aveva creato la propria fortuna in Pisa, divenendo in breve tempo una delle più importanti rappresentanti della nuova aristocrazia degli affari e del denaro. I Toscanelli vollero che la loro ricchezza si riflettesse nell’abitazione urbana. Caduta la scelta su Palazzo Lanfranchi, il nuovo proprietario vi apportò una serie notevole di modifiche e scelse come progettista l’architetto più famoso della città, Alessandro Gherardesca (1777-1852). I lavori iniziarono nel 1830 e proseguirono per alcuni anni. Gli interni del palazzo furono completamente modificati dal Gherardesca che ridisegnò la disposizione delle stanze e dello scalone di ingresso; l’architetto progettò anche gli arredi, mentre gli ambienti furono decorati dai pittori toscani più noti del tempo come Gaspero Martellini, autore dell’affresco di Galileo Galilei, sulla volta dell’attuale Sala di studio, che si affaccia nel terrazzo sul Lungarno, Nicola Cianfanelli autore di Byron e la Poesia sul soffitto dell’odierna Sala inventari e Annibale Gatti che dipinse l’Apoteosi di Michelangelo al piano terreno del palazzo. La difficile situazione creatasi in famiglia già intorno al 1870, in conseguenza della prodigalità e dei pessimi investimenti di Giuseppe Toscanelli, padre di Nello, fu causa della vendita di molte proprietà agricole e urbane, fra cui anche Palazzo Toscanelli, con l’ acquisto da parte dello Stato e la destinazione ad Archivio, l’edificio fu adattato per contenere una mole enorme di documenti in continua crescita, per ospitare una Sala studio , una biblioteca e degli uffici. Gli ultimi lavori importanti dell’edificio , risalgono agli anni 1981-1989 quando fu creata la nuova struttura sul retro destinata esclusivamente a deposito di archivi.